La differenza tra il filosofo e il Saggio, tra l'erudito e il Realizzato.

Articolo tratto dal commento al nono capitolo della Bhagavad-Gītā.

Ci sono due momenti da tenere presente nel processo realizzativo:

1) Intuizione superconscia sintetica della verità

2) Adeguamento della coscienza a tale verità.

L'intuizione è il primo fattore determinante dell'ascesi perché svela l'essenza del Reale e può essere rivestita, nei limiti del possibile, da concetti e parole del veicolo mentale limitato.

Non basta avere intuizioni del Reale-assoluto, occorre essere, con la totalità della coscienza, quel Reale intuito.


Ed è qui il punto più delicato e importante dell'ascesi perché, in linea di massima, l'agglomerato energetico egoico, ritmato sulla vibrazione dell'avidyā (ignoranza), trova difficoltà a sintonizzarsi con la Verità.

Possiamo sentire e scrivere sull'Unità della Vita, ma non essere quell'unità vitale. In ciò sta la differenza tra il perfetto Realizzato e il padagogo o l'istruttore a livello eruditivo. In questa seconda fase realizzativa si possono avere crisi, oltre a riorganizzazione delle energie psichiche, adattamenti mentali e ambientali, trasformazioni dei valori della vita empirica e così via. È proprio in questo stadio che si attua la trasfigurazione del Jīva implicato nel moto.



























Śrī Bhagavan disse:

1. A te, che non sei empio, rivelerò la sapienza (jñāna) nascosta, unita alla conoscenza distintiva (vijnāna); così sarai liberato dall'errore.

2. È la conoscenza regale (rāja-vidyā), non caduca, agevole a seguire, è il mistero sovrano (rājaguhyam), il purificatore supremo che si svela con l'esperienza, conformemente al dharma. 

Bhagavad-Gītā, capitolo IX 

Tratto dal commento al nono capitolo della Bhagavad-Gītāautore Raphael edizioni Asram Vidyā.


Questa è la grande differenza che c'è tra il filosofo, colui che aspira alla saggezza, è il saggio, colui che è divenuto uno con la saggezza, che ha esperienza della verità, che fatto una presa di coscienza. Il primo specula sulla Verità, il secondo ha avuto esperienza di essa. Come descritto sopra questa esperienza richiede un distacco dalla realtà al quale il nostro ego è legato; l'esperienza è l'UNIONE, lo Yoga, con il nostro vero Sé, la nostra essenza.

Fabiano Rastelli, Messaggi di risveglio 


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