Carl Jung, Il maestro; la visione dell'interiorità


Molti dei concetti che vengono utilizzati oggi quando si parla di “vita interiore” derivano dallo studio dello psicologo svizzero C.G. Jung. Grazie a lui oggi utilizziamo le parole “introversione”, “estroversione”, “sincronicità” ecc…

La sua grande capacità era quella di riuscire ad osservare la propria interiorità, facilmente, fornendoci conoscenze che vengono tutt’oggi considerate plausibili. Analizziamo alcune delle sue ricerche.


I sogni, strumento dell’inconscio

Dagli inizi della civiltà umana, i sogni sono sempre stati considerati una porta capace di collegarci alla nostra anima. Jung ha notato come, attraverso questi, era possibile far emergere parti della nostra coscienza che erano state sepolte: punti di forza, stranezze, desideri, bisogni.


Aveva capito che il sogno era un mezzo per bilanciarci e far emergere la parte che sopprimiamo, vivendo una vita simile a quella di tante altre persone. Essi sono una parte di noi ed è per questo che non devono essere mai sottovalutati. Possiamo ricevere messaggi, segni, simboli che, se saputi ben interpretare, fanno la differenza nella nostra vita.



Esistono diversi tipi di personalità

Jung aveva ben capito che esistono percorsi di crescita e consapevolezza che variano da persona a persona. Questo perché esistono persone capaci di manifestare la propria energia, interagendo con gli altri ed altre che non riescono ad esternarla.


I primi sono gli “estroversi”, i secondi “introversi” ma è possibile fare una distinzione tra intuitivi e sensoriali, descrivendo così i “Tipi psicologici”. Non esiste una personalità migliore dell’altra, esiste solo la diversità. Proprio per questa diversità, non può esistere un unico approccio quando si esamina la psiche di un individuo. L’interiorità di una persona è uno spazio unico, prezioso ed incalcolabile.



L’inconscio collettivo

Aveva ben capito che l’inconscio era lo strumento e la chiave per ricevere informazioni che vanno aldilà della personalità apparente di ogni individuo. Poteva fare questo attraverso sogni, i quali descrivevano spesso mondi a sfondo mitologico di lontane culture straniere, rendendosi conto che la maggior parte delle persone era indirizzata verso alcune cose e si allontanava da altre. Questo loro “istinto” era indipendente dalla loro personalità.


Ipotizzò che dovesse esistere un’energia antica insita in ognuno di noi chiamata , da lui, inconscio collettivo, che fornisce informazioni indipendenti dalla persona, probabilmente trasmessi in modo ereditario. Questo inconscio è costituito da schemi di base universali che lui chiamò archetipi.



ll primo archetipo è il Sé ( il risultato del processo di formazione dell’individuo ), l’ombra (la parte istintiva e irrazionale della coscienza), l’anima (la personalità femminile che l’uomo visualizza nel suo inconscio) e l’animus (la personalità maschile che la donna visualizza nel suo inconscio).

Secondo Jung, quando incontriamo una persona che rispecchia la nostra rappresentazione inconscia, ci innamoriamo e abbiamo la sensazione di essere completi anche se la completezza dovrebbe essere raggiunta da se stessi, facendo emergere sia la nostra parte femminile, sia quella maschile. La magia della sincronicità. La psicologia di Jung diventa comprensibile solo quando si comprende il concetto di sincronicità.


È stato lui stesso a coniare questo termine, riferendosi a momenti straordinari in cui il mondo esteriore riflette, chiaramente, quello interiore. Quando si comincia a vivere e a comprendere questi eventi, ti rendi conto che non esistono coincidenze e tutto sembra essere mosso da un principio più profondo che opera in qualunque cosa esistente. Questa “forza cosciente” che muove l’universo genera sollievo in chi ne prende consapevolezza, perché da un significato a tutto quello che esiste e che viviamo. Niente è al caso, basta solo comprendere dove questa forza vuole che ci muoviamo e procedere in quella direzione con amore.



La missione della nostra “parte profonda” L’inconscio, i sogni, la voce interiore sono, secondo Jung, umili servitori della nostra missione di vita. La sua psicologia riconosce che siamo molto di più del nostro ego e della mente cosciente. Tuttavia questo non significa che la voce interiore riveste il solo ruolo di strumento di “pulizia” della mente cosciente, piuttosto essa rappresenta un umile servitore per incrementare lo sviluppo di un’intelligenza superiore a quella che possediamo.



Alimentando ogni giorno questo servizio, sarà possibile scoprire la propria natura interiore che ha come unico obiettivo la fusione e l’armonia tra le energie del corpo e quelle dello spirito.





Fonte: http://blog.saltoquantico.org/5-modi-con-cui-carl-jung-ha-cambiato-la-visione-dellinteriorita/

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