Illusione di separazione, Bene e Male, ego, Regno del Demiurgo o Principe del mondo
Estratto dal saggio di René Guénon IL DEMIURGO
Introduzione all'UNO
Non può esistere niente che non abbia un principio, ma qual è questo principio? E non c'è forse, in realtà, soltanto un Principio unico di tutte le cose? Se si considera l'Universo nella sua totalità, è evidente che esso contiene tutte le cose, perché tutte le parti sono contenute nel Tutto; d'altro canto, il Tutto è necessariamente illimitato, perché se avesse un limite, ciò che fosse al di là di quel limite non sarebbe compreso nel Tutto, e questa ipotesi è assurdo. Ciò che non ha limite può essere chiamato Infinito, e poiché contiene tutto, questo infinito è il principio supremo di tutto le cose. D'altronde l'Infinito è necessariamente uno, perché due Infiniti che non fossero identici si escluderebbero l'un l'altro; ne consegue dunque che c'è soltanto un unico Principio di tutte le cose e questo Principio è il Perfetto, poiché l'Infinito può essere tale solamente se è il Perfetto.
E così il Perfetto è il Principio supremo, la Causa prima; esso contiene tutte le cose in potenza, e ha prodotto tutte le cose; ma allora non essendovi che un unico Principio, che ne è di tutte le opposizioni che si osservano di solito nell'Universo; l'Essere è il Non-Essere, lo Spirito e la Materia, il Bene e il Male?
Come ha potuto l'Unità produrre la Dualità?
La Dualità è dunque necessariamente prodotta dall'Unità, perché non può esistere di per se stessa; ma come può essere prodotta? Per comprenderlo dobbiamo innanzitutto considerare la Dualità nel suo aspetto meno particolare, che è l'opposizione tra Essere e Non-Essere.
Se per Non-Essere s'intende solo il puro nulla è inutile parlarne, perché che cosa si può dire che è niente? Ma le cose stanno in un altro modo se si considera il Non-Essere come possibilità di essere; l'Essere è la manifestazione del Non-Essere così inteso ed è contenuto allo stato potenziale in questo Non-Essere. Il rapporto tra il Non-Essere e l'Essere è allora il rapporto fra il non-manifestato e il manifestato, e si può dire che il non-manifestato è superiore al manifestato di cui è il principio, perché contiene in potenza tutto il manifestato.
In altre parole si potrebbe anche dire che l'invisibile contiene il visibile.
È qui impossibile parlare di una distinzione reale, perché il manifesto è contenuto principalmente nel non-manifestato.
Già da questo è evidente quanto sia illusoria la distinzione tra Spirito e Materia.
La Dualità non può esistere senza il Ternario, perché se il Principio supremo dà origine a due elementi - che d'altronde sono distinti solo in quanto li consideriamo tali -, questi due elementi e il loro Principio supremo formano un Ternario, di modo che in realtà è il Ternario e non il Binario a essere immediatamente prodotto dalla prima differenziazione dell'Unità primordiale.
Ritorniamo adesso alla distinzione tra il Bene e il Male.
Il Perfetto è il Principio di tutte le cose, e che d'altra parte non può produrre l'imperfetto, da cui consegue che in realtà l'imperfetto non esiste, e ciò che chiamiamo imperfezione non è che relatività. Così ciò che chiamiamo Errore non è che verità relativa, poiché tutti gli errori devono essere contenuti nella Verità totale. Gli errori, o meglio le verità relative, sono soltanto frammenti della Verità totale; è dunque la frammentazione a produrre la relatività, e di conseguenza si potrebbe dire dire che è la causa del Male.
Propriamente detta illusione di separazione, la causa di tutti i mali.
Se si chiama Bene il Perfetto, il relativo non ne è affatto realmente distinto, essendo contenuto in esso nel suo principio; dunque dal punto di vista universale, il Male non esiste. Esisterà soltanto se consideriamo tutte le cose sotto un aspetto frammentario e analitico, separandole dal loro Principio comune, invece di considerarle come contenute in quel Principio che è la Perfezione.
Il regno del Demiurgo
La frammentazione della Verità totale, o del Verbo, che produce la relatività, è identica alla segmentazione dell'Adam Kadmon, le cui particelle separate costituiscono l'Adamo Protoplastes, ossia il primo formatore; la causa di questa segmentazione è Nahash, l'Egoismo o il desiderio di esistenza individuale. Questo istinto di separativà, in virtù della sua natura, che è di provocare divisione, spinge l'uomo ad assaggiare il frutto del'Albero della scienza del Bene e del Male, ovvero a creare la distinzione fra il Bene e il Male. Allora gli occhi dell'uomo si aprono perché ciò che gli era interiore è diventato esteriore. Risulta chiaro che il Demiurgo non è una potenza esteriore all'uomo nel suo principio esso non è che la volontà dell'uomo in quanto questa compie la distinzione fra il Bene e il Male. Ma in seguito l'uomo, limitato come essere individuale da quella volontà che è la sua propria, la considera come qualcosa di esteriore al lui, e così essa diviene distinta da lui; anzi, poiché essa si oppone agli sforzi che egli fa per uscire dal regno in cui si è rinchiuso da se stesso, l'uomo la vede come una potenza ostile e la chiama Satan, o l'Avversario.
Il Demiurgo, divenuto una potenza distinta e visto come tale, è il Principe di questo Mondo di cui si parla nel Vangelo di Giovanni. Il suo regno è visto come il Mondo inferiore, contrapposto al Mondo superiore, o all'Universo principale da cui è stato separato, ma occorre aver cura di notare che questa separazione non è mai assolutamente reale; lo è solo nella misura in cui noi la realizziamo, perché il Mondo inferiore è contenuto allo stato potenziale nell'Universo principale, ed è evidente che nessuna parte può realmente uscire dal Tutto.
Siamo esseri distinti in quanto creiamo noi stessi la distinzione, che esiste solo nella misura in cui la creiamo; in quanto creiamo questa distinzione, siamo elementi del Demiurgo, e in quanto esseri distinti apparteniamo al regno di quello stesso Demiurgo.
Occorre ora dire che questa Creazione è imperfetta? È imperfetta solo se la si considera analiticamente come separata dal suo Principio, e d'altronde essa è nella stessa misura del regno del Demiurgo, ma se l'imperfetto non è che un elemento del Perfetto, non è veramente imperfetto, e ne consegue dunque dal punto di vista universale il Demiurgo e il suo regno in realtà non esistono, non più della distinzione fra il Bene e il Male. Ne consegue inoltre che dal medesimo punto di vista, la Materia non esiste.
Se la materia non esiste, perciò stesso la distinzione tra Spirito e Materia scompare; tutto in realtà deve essere Spirito.
Quando l'uomo raggiunge la conoscenza reale di questa verità, egli identifica se stesso e tutte le cose cono lo spirito universale, e allora per lui scompare qualsiasi distinzione, in modo tale che vede tutte le cose esistenti in se stesso e non più come esteriori, perché l'illusione svanisce dinnanzi alla Verità come l'ombra dinnanzi al Sole. Così, grazie a questa stessa conoscenza, l'uomo è liberato dai vincoli della materia e dell'esistenza individuale, non è più soggetto al dominio del Principe di questo mondo, non appartiene più all'impero del Demiurgo.
Tratto da IL DEMIURGO e altri saggi di René Guénon edito da Adelphi
Conclusioni a cura di Fabiano Rastelli
Da tutto ciò ne consegue infine che il male esiste nel momento tale in cui noi operiamo quella separazione, che è l'illusione, del fuori e del dentro, dell'Io e dell'altro. Se non esiste alcun male da combattere, non esiste guerra da sostenere, non esiste rabbia da alimentare. È solo nel momento in cui noi realizziamo la separazione che vediamo il fuori, o l'altro, come un nemico da combattere, o un qualcosa da conquistare o possedere, e non come un amico da comprendere, e amare, come un fiore da nutrire. Il male esisterà fino a quando nutriremo l'idea che esiste un male, così come la paura esiste fin quando nutriamo l'idea della paura, così come i pensieri negativi si alimentano di pensieri negativi. La nostra scelta sta nel realizzare il bene, il bello, il buono e l'amore con la nostra volontà e il nostro pensiero, e a questo motivo il male ha la funzione esclusiva di farci accorgere che noi nel momento in cui percepiamo la sua frequenza abbiamo la possibilità di realizzare quella del bene. È come se il bene facesse uso di un aspetto contrario a se stesso affinché noi ci adoperassimo, non a combattere quel male per eliminarlo, ma a vedere il bello e, come sostiene la fisica quantistica, a farlo collassare da una probabilità a pura materia.
Messaggi di risveglio, Fabiano Rastelli
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